mercoledì 5 ottobre 2016

AL MIO CANE

Ricordo ancora quella mattina nuvolosa d'autunno verso pranzo, ero con mia mamma e il mio migliore amico d'infanzia  nel mercato del mercoledì in un paesino vicino al mio, ad un tratto mia mamma esclama: "oggi ragazzi si mangia pollo arrosto, ne ho una pazza voglia, voi?" Ed io e il mio migliore amico di allora che eravamo quasi sempre a sincro esclamammo: "per noi è uguale, va bene!" Allora si fermò con la Opel Corsa che aveva e scese solo lei, la seguì con lo sguardo andare verso il mercato della gastronomia, non tolsi lo sguardo da lei nemmeno un secondo (avevo tanta fame) fino a che non passò vicino ad una cesta enorme che capì subito che al suo interno c'erano più di dieci piccoli cani.. non passò nemmeno un millesimo di secondo che io e il mio amico eravamo scesi ed eravamo davanti a quella cesta ad accarezzare e a vedere quelle piccole creature. Ero felice, eravamo felici! (Tutt'ora se vedo un cane per me è come un modo per estraniarmi dal mondo e nei momenti che sto con uno di loro il resto del mondo scompare) 
Passò con una busta mia madre, aveva preso il pollo. Si fermò e disse con aria di una persona che era di corsa ed aveva fame" belli vero? Andiamo, su ragazzi andiamo." 
Io convinto e convincente dissi ancor più veloce di lei: "posso prenderne uno mamma?" Lei si pietrificò immobile con lo sguardo perso all'orizzonte come se davanti a lei c'era un enorme deserto. Ancora oggi non mi spiego il motivo di quello sguardo. 
Non mi rispose subito, prese il cellulare e chiamò una sua amica, di cui non mi ricordo la telefonata ma mi ricordo che la chiamò per chiederle un consiglio, e per mia fortuna chiamò una amica che di cani ne aveva cinque, quindi sicuramente non poteva dar consiglio negativo. 
Disse di sì o qualcosa del genere ed io subito andai a scegliere te che eri sommersa da tutti i tuoi fratelli, si vedevano solo le tue orecchie. 
Parlammo con il proprietario di tutti i cagnolini, tra una chiacchierata e l'altra, mia mamma e lui si scambiarono i numeri e andammo in macchina e poi a casa. Ero il bambino più felice del mondo! 
ERO IL BAMBINO PIÙ FELICE DEL MONDO!
Le prime settimane stavi sempre in casa vicino al calorifero della cucina sotto la poltrona del telefono. Poi di corsa alla scoperta della natura. Tantissime corse, tantissime carezze, tantissime avventure, arrivò l'estate andai ad un campo estivo in Sardegna e non appena tornato mi facesti le feste come se fossi stato via anni e anni. Ero felice. Mia mamma ti voleva bene e ti insegno a dare la zampa e a stare seduta, ed io mi divertivo a fartelo fare mille volte. Arrivò ottobre e ci trasferimmo in un'altra casa per motivi famigliari ma te rimasi nella vecchia casa con mia nonna le prime notti perché la casa non era pronta per accoglierti, e quando ti venni a prendere per portarti a stare di nuovo con noi mia nonna mi disse che tutte le notti stavi davanti al cancello con la tentazione di voler uscire, per venire sicuramente da me. Era un amore incondizionato, era un amore vero.  Nella casa nuova eri amata da tutti cagnolini del vicinato che alcuni non convinti che non ci sei più, a volte tornano tutt'ora davanti all'aia ad aspettarti, eri odiata invece dai padroni dei cani e dai tutti i vicini perché amavi i cellulari che appena ne vedevi uno lo prendevi in bocca e lo portavi davanti a casa mia e mi toccava vedere la rubrica per capire di chi era il cellulare e portarlo di nuovo al proprietario ( che figuracce) mia mamma mi disse che aveva sentito qualcuno protestare per il cane e forse anche minacciare di mettere bocconi avvelenati in giro, stronzi!Un cane ha lo stesso diritto di girovagare in campagna come chi odia i cani.

Alla fine della terza media mia mamma mi veniva a prendere a scuola alcune volte facendomi la sorpresa di portarti e ti vedevo ed ero felice! E anche quell'estate ti portai in Sardegna con me come tutte le estati, ti piaceva quell'aria di mare come a me ma quell'estate fu l'ultima per te e nessuno se lo aspettava che saresti andata via, che saresti volata in cielo in un cielo sardo per colpa di un boccone avvelenato, proprio la mattina di fine agosto, proprio quella mattina che avevamo la nave per tornare in Toscana. Mia mamma mi svegliò 5 minuti prima che moristi e ti abbracciai forte fino al tuo ultimo respiro affannoso, che ancora sogno qualche volta la notte. È inevitabile ma per me è difficile dirti che mi manchi. È difficile perché so che quell'amore che mi volevi non ne troverò uno uguale. E non me lo so spiegare ancora perché per colpa di un umano ti persi. Ciao Titta 

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